DIRITTO DI ABITAZIONE PER IL CONIUGE SUPERSTITE

Cosa è il diritto di abitazione e a chi spetta?

In tema di successioni, al coniuge superstite è riservata la metà del patrimonio del coniuge deceduto, questa quota andrà rimodulata nel caso di altri eredi legittimari, come ad esempio nel caso di presenza di figli, così come disposto dall’articolo 542 c.c.. Anche nel caso di sussistenza di più eredi legittimi, quali ad esempio il coniuge ed uno o più figli, il coniuge superstite è titolare del diritto di abitazione sulla casa e del diritto di uso del mobilio in essa contenuto, in quanto di proprietà del coniuge deceduto o di proprietà comune.

Requisito essenziale del diritto di abitazione è che sia possibile identificare la casa oggetto di tale diritto quale luogo concretamente ed effettivamente utilizzato, prima della morte del de cuius, quale residenza familiare.

Le motivazioni di queste disposizioni sono sottese alla volontà dello Stato di permettere al coniuge superstite di continuare, mediante il diritto di abitazione, a godere delle stesse abitudini avute in presenza del coniuge deceduto, evitando che possa derivargli, quindi, ulteriore danno conseguente all’abbandono dei luoghi familiari a seguito del lutto subito.

In caso di separazione personale dei coniugi e del venir meno della coabitazione, il coniuge superstite non sarà titolare del diritto di abitazione, essendo venuto meno tra i due coniugi il rapporto affettivo e consuetudinario legato alla esistenza di una comune residenza familiare, al momento di apertura della successione.

E’ bene evidenziare come tale diritto, in ambito successorio, venga considerato quale un vero e proprio legato ex lege, infatti, il diritto di abitazione viene acquisito immediatamente dal coniuge, all’atto dell’apertura della successione, che avviene con il decesso del de cuius. Il diritto di abitazione comporterà per il coniuge superstite, così come riconosciuto con la recente pronuncia della Corte Suprema di Cassazione del 22 giugno 2020 n. 12042, anche il diritto di liberamente disporre del bene anche verso terze parti.

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