LITE TEMERARIA
- Posted by Lara Dentici
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Cosa è la lite temeraria e quali sono le conseguenze?
Per lite temeraria si intende una azione o una difesa caratterizzata da mala fede o colpa grave, con il chiaro intento di allungare i tempi per giungere alla risoluzione del problema che causa la lite. L’art. 96 del codice di procedura civile stabilisce che: “Se risulta che la parte soccombente ha agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave, il giudice, su istanza dell’altra parte, la condanna, oltre che alle spese, al risarcimento dei danni…”.
Emerge chiaramente, quindi, come chi inizia un processo o vi resista, ponendo in essere una difesa temeraria, potrà essere soggetto al pagamento di una somma dovuta a titolo di risarcimento del danno, nei confronti dell’altra parte. Ai fini della quantificazione del risarcimento, il giudice dovrà tener conto della gravità dell’abuso e della reale incidenza della colpa grave o della mala fede nella durata del processo. E’, infatti, principio fondamentale del nostro ordinamento, sancito anche dalla Costituzione, che il processo debba avere una ragionevole durata. Per questa motivazione, il legislatore – nell’ottica di garantire una riduzione dei tempi processuali, oltre che di evitare di “ingolfare” il sistema giudiziario, con un inutile dispendio di energie in giudizi temerari – ha previsto di porre un controllo sulle liti, scoraggiando quelle palesemente infondate.
La stessa Corte Costituzionale, in una pronuncia del 2016, ha rilevato come l’art. 96 del codice di procedura civile abbia una natura sanzionatoria nei confronti di coloro che, abusando del diritto di azione o difesa, utilizzino il processo quale strumento dilatorio, aumentando il numero delle cause.
Sull’argomento si è espressa, nella recente ordinanza n. 15209/2018, la Suprema Corte di Cassazione che ha evidenziato come per la condanna per lite temeraria sia sufficiente una “condotta oggettivamente valutabile alla stregua di abuso del processo” per cui, il soggetto che ha agito o resistito nella lite, lo ha fatto “nell’evidenza di non poter vantare alcuna plausibile ragione”.
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